Il seguito di Sarà difficile chiederti scusa



Contenuto inedito del seguito di Sarà difficile chiederti scusa


1
Daniel

«Come si sente in questi giorni?»
Il rumore battente della pioggia di Londra faceva da sottofondo all’ennesima seduta dallo psicologo. Daniel avrebbe voluto rispondere con una parola semplice, positiva, bene,ma niente andava bene. Era passato un anno dall’arresto di Eduard Smith. Un anno in cui le persone che lo circondavano si aspettavano di vederlo migliorato, alleggerito da tutti i pensieri negativi che alloggiavano in lui. Invece sembra quasi peggiorato.
 «Confuso» ammise dopo qualche secondo.
La sua vita non gli apparteneva più. Per l’America era un eroe, tutti volevano una sua intervista, ma l’attenzione mediatica l’aveva costretto a guardarsi dentro affrontando problemi mai risolti.
«Ha provato a parlare con Sara?»
Sara, era l’amore della sua vita. L’aveva allontanata dopo un periodo che lui definiva di ‘prova’. Una prova fallita: il matrimonio. Sara voleva dei figli, crescerli in una bella casa lontano dalla città di Pennsburg. Ma Daniel no, non pensava ad altro che studiare casi di omicidi potenzialmente collegabili a Eduard Smith, il serial killer di Pennsburg.  
«Non saprei cosa dirgli. Quello che sono diventato… la persona che sono oggi…» scrollò la testa interrompendosi. «Sono un estraneo per me stesso ancora di più per lei. E’ finita tra noi, non riesce ad accettarlo ma è così.»
«Quindi Sara ha provato ancora a chiamarla?»
«Sì» rispose amaramente. «Se non mi chiama mi scrive email in cui mi racconta le sue giornate, il suo lavoro. Le leggo ma non rispondo. Vorrei che si rifacesse una vita accanto a qualcuno che la possa rendere davvero felice. Non so perché continua a perdere tempo dietro a uno come me.»
«La ama, Daniel.»
«Anch’io… So di amarla e forse proprio questo mi tiene distante.»
«Invece con Angélique è diverso?»
«Come?» Sentendo il suo nome Daniel spalancò appena le palpebre e la reazione non sfuggì allo psicologo.
«Me lo ha detto lei, si ricorda? Siete rimasti in contatto dopo la vicenda di sua madre.»
«Ci siamo sentiti… sì. Ho risposto per cortesia.»
«Ha risposto per cortesia ad Angélique e non si è sentito in dovere di rispondere a Sara?»
Tergiversò un momento prima di rispondere. «E’ diverso, Sara da me vuole qualcosa che non posso darle: il vecchio Daniel. Angy invece è un’amica che mi ha conosciuto nel periodo peggiore. Gli ho raccontato cose che non ho mai ammesso nemmeno a me stesso. Forse ho sbagliato ma…» 
Dopo secondi di silenzio in cui Daniel si era chiuso in se stesso lo psicologo suggerì: «Si è sentito libero di parlarle?»
«Sì.» ammise subito. «Con lei mi sento me stesso. Non devo fingere, sforzarmi di apparire quello che non sono e sentirla ogni tanto mi fa bene.»
«Prova qualcosa per lei?»
Si irrigidì sgranando ancora una volta i suoi occhi verdi, mentre un’emozione strana ma palpabile gli attraversava lo sguardo. «E’ un’amica. Gliel’ho detto.»
«Un’amica che cerca.»
Daniel prese tempo, tempo che servì a fargli mormorare: «Un’amica che vorrei accanto.»


Angy

«Vieni a darmi una mano» urlò Jacob mentre tentava di scaricare da solo uno scatolone dal bagagliaio della macchina.
Angy corse fuori in giardino dove la montagna di materiale edile era accatastato come legna da ardere. 
Lo aiutò ad appoggiare a terra lo scatolone e dopo una breve riflessione disse: «Non finiremo mai», sconfitta dall’enorme ristrutturazione che trascinavano da mesi. Da soli non potevano fare molto se non quel poco che comunque non bastava e i soldi scarseggiavano.
«Mi sembra che eravamo d’accordo. Un’impresa ci costerebbe troppo. Hai problemi a sporcarti le mani?»
La tensione dovuta alla frustrazione di quei momenti aveva giocato un brutto scherzo al loro rapporto nato da poco più di un anno. 
Pronta a ribattere, Angy, si bloccò sentendo il cellulare squillare dall’interno dell’abitacolo.
«Chi è?» le domandò Jacob un po' scontroso. Essere interrotto era una costante dell’ultimo periodo e sempre a causa di quel cellulare.
«Non so, ma potrebbe essere mio fratello. Rispondo un attimo» disse Angy senza badare troppo alla reazione di Jacob che aveva alzato gli occhi al cielo.
Frettolosamente prese posto sul sedile del passeggero. Rispose e nell’istante dopo una voce calorosa la raggiunse. «Ciao Angy.»
«Ciao! Che piacere sentirti.»
E lo era davvero.
«Ti disturbo?»
«Non disturbi mai. Come sta andando a Londra?»
«Indovina?»
«Piove» e la risata divertita di Angy alleggerì subito l’animo di Daniel.


Commenti

Post più popolari